Holding e scatole cinesi allontanano la gestione dei servizi pubblici dai Comuni e, il sig. Giani se la prende – anche lui – con la Corte dei Conti!

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I Comuni dell’Empolese Valdelsa hanno ipotizzato la costituzione di una nuova holding per concentrare in un’unica società le azioni di ALIA (Multiutility Toscana) detenute dai Comuni stessi, per poi trasferirle in una ulteriore, nuova holding.
Quest’ultima, pur non svolgendo alcuna attività operativa, avrà un Consiglio di Amministrazione con cinque componenti e tre sindaci revisori effettivi: sarà la società nella quale confluiranno tutte le azioni ALIA detenute dai soci pubblici.
L’holding Empolese Valdelsa è chiamata impropriamente di “secondo livello”, poichè il livello è riferito alla posizione dei soci; sarebbe più corretto definirla invece una holding di “primo livello”.
Non è una questione meramente formale: il livello indica il grado di vicinanza di un socio rispetto al servizio pubblico erogato ed esprime la funzionalità istituzionale, imposta dalla legge, dei Comuni.
La partecipazione dei soci pubblici in Publiservizi era di primo livello, mentre in Acque SpA era di secondo livello, e tale rimane in ALIA SpA dopo la fusione di Publiservizi.
Con la holding Empolese Valdelsa, che diventerebbe di primo livello, le altre due retrocedono di una posizione, e il gestore del servizio diverrebbe di terzo livello; con il conferimento nella costituenda HolCo (Multiutility Toscana II) ci sarebbe un’ulteriore retrocessione ed il servizio sarebbe gestito da una società partecipata di quarto livello.
I due grafici sottostanti evidenziano il passaggio dalla situazione ‘ante fusione’ (prima della nascita della Multiutility) a quella ‘post fusione’ (dopo la costituzione della Multiutility).
Nel nuovo assetto il controllo da parte dei Comuni sarà inesistente. La situazione è resa più grave dal fatto che in Publiservizi i soci erano 30, mentre nella nuova compagine societaria saranno 64, con l’aggiunta dei Comuni di Firenze e Prato che detengono complessivamente circa il 55% delle quote di partecipazione (e quindi, di fatto, controllano e condizionano tutto).
La Corte dei Conti toscana, interpellata dal Sindaco di Vinci, ha espresso parere negativo rispetto alla costituzione della holding Empolese Valdelsa per violazione della normativa relativa alle partecipazioni pubbliche e del principio di economicità che dovrebbe caratterizzare l’attività dei Comuni.
La Corte precisa che l’economicità non va rapportata solo ai maggiori o minori costi, ma anche alle maggiori o minori entrate.
Nella situazione ante fusione gli eventuali dividendi distribuiti da Acque SpA passavano, prima di arrivare ai Comuni, da Publiservizi, che ne tratteneva una parte; dopo la fusione, nell’ipotesi formulata, i dividendi distribuiti da Acque SpA sono incassati da ALIA SpA, che ne trattiene una parte prima di distribuirli a HolCo, che a sua volta ne trattiene una parte per poi distribuirli alla Holding Empolese Valdelsa, la quale, pure, ne trattiene una parte.
Ai Comuni, come si può capire, arrivano le briciole. E dopo la quotazione in borsa la situazione peggiorerà, poichè si dovranno remunerare in modo soddisfacente anche gli investitori privati.
Per fortuna c’è qualcuno che difende ancora gli interessi collettivi dei cittadini: questo qualcuno si chiama Corte dei Conti, che riteniamo di dover difendere dagli attacchi provenienti in questi giorni dal Governo Meloni.
Tuttavia, interpellato sul tema della costituzione della holding dell’Empolese Valdelsa, Il Presidente della Regione Toscana ha dichiarato in un’intervista che il “parere della Corte dei Conti non può impedire la volontà degli enti locali” e che la costituzione della Multiutility, pur non di competenza della Regione, è da ritenere positiva perchè consente di “evitare che, in presenza di gestori non toscani, gli eventuali utili vadano a finanziare investimenti fuori dalla nostra regione”.
Il sig. Giani dimentica che il suo stesso partito, in questi giorni, si sta opponendo alla limitazione dei poteri della Corte dei Conti voluta dal Governo, una limitazione peraltro riguardante solo il controllo preventivo, mentre quella che traspare dalle parole del Presidente della Regione è la negazione totale di ogni principio di controllo.
Un controllo non di merito, che resta sempre espressione della volontà politica, ma di legittimità e di economicità, per evitare che si configuri una violazione di legge e un danno erariale per lo Stato.
Cosa pretende il sig. Giani? Che la Corte dei Conti prenda atto del denaro buttato per favorire, magari, delle clientele, e stia zitta?
Prendiamo atto che, per il sig. Giani, la finanza è diventata un’attività istituzionale degli enti locali.
Tuttavia così facendo il sig. Giani dimentica che gli utili si producono con maggiori costi per i cittadini, mentre le funzioni degli enti locali riguardano il governo del territorio, in coerenza con i princìpi di salvaguardia dell’ambiente, e l’erogazione di servizi che sono pubblici perchè devono mirare a rimuovere le disuguaglianze.
Curiosa è anche l’affermazione che la Multiutility può permettere di evitare la gestione dei servizi da parte di società non toscane. La Multiutility non ha i requisiti per la gestione “in house providing”; di conseguenza, gli affidamenti dovranno rispettare le procedure ad evidenza pubblica: in sostanza, si dovrà andare a gara.
Come farà il sig. Giani ad evitare che l’affidamento sia aggiudicato ad un soggetto non toscano con una gara che obbligatoriamente sarà europea? I “bui pensieri” sorgono spontanei.

Coordinamento delle Associazioni No Multiutility

 

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