Gentilissimo editore di Piazza Pulita.
Piazza Pulita ha dato pochi giorni fa, a giudizio di chi scrive, un esempio di giornalismo fazioso e, potremmo dire, messicano.
Ad un certo punto, poiché Giarruso, parlamentare 5 stelle, spezzava una lancia in favore del Sindaco Raggi, Formigli con faccia imbufalita sbottava: io giudico Raggi da cittadino romano.
Qui il Formigli si è rivelato per quello che appare dall’inizio del suo esordio da conduttore: un giornalista che si è fatto strada sgomitando con Santoro e che tuttavia sembra non abbia imparato la prima regola del buon giornalista, quella della mitica BBC: raccontare i fatti, non le proprie opinioni.
Il vezzo che ha preso i giornalisti della stessa taglia di Formigli, che inquinano la televisione (ah, l’esempio troppo presto dimenticato della Bellonci), è invece quello di intervistare sé stessi, facendo finta di intervistare un ospite. E lo fanno sia se l’ospite lo hanno invitato perché la pensa come loro, imbeccandolo o amplificandone le risposte, sia se l’ospite è stato chiamato per dare una parvenza di equilibrio (solitamente nel rapporto 5:1, come a Piazza Pulita). In tale ultimo caso, arrivando ad insolentirlo – e facendolo sfacciatamente – per far conoscere la propria opinione. Siamo al punto che per parlare di politica non si invitano più i politici, ma giornalisti che sparano le loro opinioni, come se fossero essi stessi attori della politica. Trasformando le interviste o le trasmissioni come Piazza Pulita, i talk show che pretendono immeritevoli di fare giornalismo (tranne lodevoli eccezioni come Report), in un inverecondo pollaio di pettegoli pronti ad ogni trucco. E ad ogni leccarda, come l’esempio rimasto famoso di Formigli con Grasso. O come quando, omaggioso, si affrettò alla confessione di quella idiozia messa in giro da Burioni: che la scienza non è democratica (affermazione della quale lo stesso autore oggi sembra dire che si trattasse di una provocazione).
A quando un po’ di resipiscenza?
Cordiali saluti.
Livio Giuliani